IL MANDALA: IMMAGINE DEL SE’
Da dove nasce il mandala?
Il simbolo del cerchio appartiene ai primordi della storia umana.
La memoria genetica del corpo (noi deriviamo da un piccolo uovo rotondo avvolto dallo spazio sferico dell’utero), le riunioni in cerchio attorno al fuoco e l’esempio evidente del sole e della luna fornirono ai nostri antenati l’idea della forma circolare. Non stupisce quindi che adottassero il cerchio come simbolo della coscienza, della vita e della morte e rinascita. Sviluppatosi probabilmente da questa idea originaria, il cerchio entrò a far parte dei miti della creazione di molte culture.
L’alternanza del giorno e della notte, le fasi lunari e il ritmo della stagioni costituirono la base per una visione del mondo basata sul cerchio. Questa visione, vitale per i popoli che vivono ancora a stretto contatto con la natura è descritta con efficacia da Alce Nero, capo degli indiani Dakota: “Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in circolo. Il cielo è rotondo, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento, quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in circolo. La luna fa lo stesso, e tutt’e due sono rotondi. Perino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell’uomo è un circolo, dall’infanzia all’infanzia, e lo stesso accade dove un potere si muove. “
Il cielo notturno ci appare come una coppa rotonda piena di punti luminosi. Il moto dei corpi celesti all’interno di questa coppa circolare suggerì agli antichi osservatori l’idea di una ruota. I celti chiamavano i cieli la Ruota argentata di Arianrhod. Là le anime dei giusti ritornavano a casa.
Stonehenge è la ricostruzione terrestre di questa ruota celeste e si ritiene che per le antiche popolazioni britanniche servisse da calendario solare. La precisa disposizione dei massi rivela un allineamento col sole all’alba del solstizio d’estate. Questo cerchio di pietre era di certo un centro di celebrazioni rituali in onore dei corpi celesti.
Molti riti religiosi iniziano tracciando un cerchio sacro. Le sacerdotesse vodoo disegnano un cerchio per terra per evocare gli dei. I costruttori di scudi amerindi danno inizio al lavoro sacro con una danza circolare e con canti che invocano la guida del Creatore. Alcune cerimonie ricorrono al movimento circolare per indurre uno stato estatico. Gli eschimesi incidono un cerchio nella pietra con movimenti ripetitivi e sempre uguali e per lunghi periodi di tempo per indurre lo stato di trance. Lo spettacolare crescendo della danza del sole degli indiani delle pianure termina con i danzatori che, sostenuti da funi, ruotano lentamente sospesi in aria attorno al palo centrale.
Lo spazio all’interno del cerchio rituale diventa uno spazio sacro Per i popoli che vedono nel cerchio l’immagine dell’essenza della vita, tracciare un cerchio è un’azione sacra. E’ anche l’atto che mette in risonanza con le divine armonie dell’universo che si rivelano nel viaggio circolare del sole e della luna. Armonizzando i gesti con il piano divino si ottiene prosperità.
Gli elementi naturali possono presentarsi spontaneamente in forma di cerchio. Caverne e montagne sono esempi tipici I popoli antichi ritenevano sacri particolare luoghi naturali senza bisogno di rituali umani per renderli tali. Profonde e oscure caverne erano reverenzialmente sentite come luoghi in cui entrare in contatto con gli antenati. Le alte montagne, da cui lo sguardo spaziava all’infinito, erano più vicine allo spirito del cielo. I riti celebrati nei luoghi sacri li rendevano ancora più sacri.
Il celebre vulcano Fujiyama in Giappone è un esempio di luogo sacro naturale. E’ la montagna più alta dl Giappone, un cono isolato che raggiunge i 3600 m elevandosi da una grande pianura a livello del mare, ed è visibile a chilometri di distanza. E’ la montagna sacra del Giappone, visitata ogni anno da migliaia di pellegrini.
Il tempio buddista di Sanchi è un imponente tumulo alto 150 m che contiene reliquie sacre del Buddha. Il tumulo è circondato da un sentiero che serve per la deambulazione circolare dei pellegrini in senso orario. Quattro muraglioni formano un quadrato esterno con portali di pietra preziosamente istoriati.
La pianta del tempio di Sanchi rivela una stretta somiglianza con i complessi mandala tibetani thang-ka. Anche i mandala tibetani comprendono e forme del cerchio e del quadrato oltre a una schiera di figure, simboli emotivi ornamentali. Nel quadrato si riconosce la struttura di una fortezza cinta da mura in cui si aprono quattro porte. Il simbolo della divinità occupa il cerchio centrale. Anche il mandala tibetano viene circumambulato dai devoti, non a piedi ma con lo sguardo.
Il mandala funge da mappa di una realtà interiore che guida e favorisce lo sviluppo psicologico di chi desidera progredire nella consapevolezza spirituale.
Il mandala tibetano è un ausilio visivo alla meditazione.
L’uso del mandala come ausilio visivo per ottenere stati mentali desiderabili è testimoniato anche in Europa. Ne sono esempi gli splendidi rosoni delle cattedrali gotiche che catturano l’occhio abbagliando con un senso di armonia e reverente elevazione. Le chiese medievali avevano spesso sul pavimento davanti all’entrata un labirinto circolare a mosaico. Questo mandala rappresenta il pellegrinaggio alla città santa di Gerusalemme.
Estratti dal libro I MANDALA di Susanne F. Fincher
Il simbolo del cerchio appartiene ai primordi della storia umana.
La memoria genetica del corpo (noi deriviamo da un piccolo uovo rotondo avvolto dallo spazio sferico dell’utero), le riunioni in cerchio attorno al fuoco e l’esempio evidente del sole e della luna fornirono ai nostri antenati l’idea della forma circolare. Non stupisce quindi che adottassero il cerchio come simbolo della coscienza, della vita e della morte e rinascita. Sviluppatosi probabilmente da questa idea originaria, il cerchio entrò a far parte dei miti della creazione di molte culture.
L’alternanza del giorno e della notte, le fasi lunari e il ritmo della stagioni costituirono la base per una visione del mondo basata sul cerchio. Questa visione, vitale per i popoli che vivono ancora a stretto contatto con la natura è descritta con efficacia da Alce Nero, capo degli indiani Dakota: “Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in circolo. Il cielo è rotondo, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento, quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in circolo. La luna fa lo stesso, e tutt’e due sono rotondi. Perino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell’uomo è un circolo, dall’infanzia all’infanzia, e lo stesso accade dove un potere si muove. “
Il cielo notturno ci appare come una coppa rotonda piena di punti luminosi. Il moto dei corpi celesti all’interno di questa coppa circolare suggerì agli antichi osservatori l’idea di una ruota. I celti chiamavano i cieli la Ruota argentata di Arianrhod. Là le anime dei giusti ritornavano a casa.
Stonehenge è la ricostruzione terrestre di questa ruota celeste e si ritiene che per le antiche popolazioni britanniche servisse da calendario solare. La precisa disposizione dei massi rivela un allineamento col sole all’alba del solstizio d’estate. Questo cerchio di pietre era di certo un centro di celebrazioni rituali in onore dei corpi celesti.
Molti riti religiosi iniziano tracciando un cerchio sacro. Le sacerdotesse vodoo disegnano un cerchio per terra per evocare gli dei. I costruttori di scudi amerindi danno inizio al lavoro sacro con una danza circolare e con canti che invocano la guida del Creatore. Alcune cerimonie ricorrono al movimento circolare per indurre uno stato estatico. Gli eschimesi incidono un cerchio nella pietra con movimenti ripetitivi e sempre uguali e per lunghi periodi di tempo per indurre lo stato di trance. Lo spettacolare crescendo della danza del sole degli indiani delle pianure termina con i danzatori che, sostenuti da funi, ruotano lentamente sospesi in aria attorno al palo centrale.
Lo spazio all’interno del cerchio rituale diventa uno spazio sacro Per i popoli che vedono nel cerchio l’immagine dell’essenza della vita, tracciare un cerchio è un’azione sacra. E’ anche l’atto che mette in risonanza con le divine armonie dell’universo che si rivelano nel viaggio circolare del sole e della luna. Armonizzando i gesti con il piano divino si ottiene prosperità.
Gli elementi naturali possono presentarsi spontaneamente in forma di cerchio. Caverne e montagne sono esempi tipici I popoli antichi ritenevano sacri particolare luoghi naturali senza bisogno di rituali umani per renderli tali. Profonde e oscure caverne erano reverenzialmente sentite come luoghi in cui entrare in contatto con gli antenati. Le alte montagne, da cui lo sguardo spaziava all’infinito, erano più vicine allo spirito del cielo. I riti celebrati nei luoghi sacri li rendevano ancora più sacri.
Il celebre vulcano Fujiyama in Giappone è un esempio di luogo sacro naturale. E’ la montagna più alta dl Giappone, un cono isolato che raggiunge i 3600 m elevandosi da una grande pianura a livello del mare, ed è visibile a chilometri di distanza. E’ la montagna sacra del Giappone, visitata ogni anno da migliaia di pellegrini.
Il tempio buddista di Sanchi è un imponente tumulo alto 150 m che contiene reliquie sacre del Buddha. Il tumulo è circondato da un sentiero che serve per la deambulazione circolare dei pellegrini in senso orario. Quattro muraglioni formano un quadrato esterno con portali di pietra preziosamente istoriati.
La pianta del tempio di Sanchi rivela una stretta somiglianza con i complessi mandala tibetani thang-ka. Anche i mandala tibetani comprendono e forme del cerchio e del quadrato oltre a una schiera di figure, simboli emotivi ornamentali. Nel quadrato si riconosce la struttura di una fortezza cinta da mura in cui si aprono quattro porte. Il simbolo della divinità occupa il cerchio centrale. Anche il mandala tibetano viene circumambulato dai devoti, non a piedi ma con lo sguardo.
Il mandala funge da mappa di una realtà interiore che guida e favorisce lo sviluppo psicologico di chi desidera progredire nella consapevolezza spirituale.
Il mandala tibetano è un ausilio visivo alla meditazione.
L’uso del mandala come ausilio visivo per ottenere stati mentali desiderabili è testimoniato anche in Europa. Ne sono esempi gli splendidi rosoni delle cattedrali gotiche che catturano l’occhio abbagliando con un senso di armonia e reverente elevazione. Le chiese medievali avevano spesso sul pavimento davanti all’entrata un labirinto circolare a mosaico. Questo mandala rappresenta il pellegrinaggio alla città santa di Gerusalemme.
Estratti dal libro I MANDALA di Susanne F. Fincher
parete all'interno del monastero di KOPAN in Nepal - foto by Alip
link interessanti su questo argomento:
https://it.wikipedia.org/wiki/Mandala
https://www.dionidream.com/potere-mandala/
http://www.leviedeldharma.it/cosa-sono-i-mandala/
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